Non v'è dubbio che la scrittura sia il test proiettivo per eccellenza per giudicare la capacità di intendere e di volere del testatore proprio mentre scrive la scheda testamentaria.
In tale circostanza la grafia è il vero sismografo dello stato psicofisico del soggetto scrivente, data la complessità e la delicatezza dei meccanismi neurofisiologici che entrano in azione.
Vediamo ora alcuni disturbi che possono infirmare le capacità di intendere e di volere, che si possono rilevare con la psicologia della scrittura.
Il caso più frequente che si presenta è quello dell'arteriosclerosi. Ecco quanto dice la Corte di Cassazione a questo proposito:
"Poiché la demenza arteriosclerotica ha carattere intermittente e ricorrente, essendo la normalità rappresentata dall'alternarsi di periodi di capacità a periodi di incapacità, colui che impugna il testamento ha l'onere di provare che questo fu redatto in un momento di incapacità". Cass. civ. sent. del 4.5.1982 n° 2741.
Teniamo presente che l'arteriosclerosi, anche grave ed avanzata, può benissimo conciliarsi con una mente pronta, vigile e vigorosa, poiché la senilità somatica non è necessariamente parallela alla senilità psichica.
Certo che, se nella scrittura di una scheda testamentaria, vediamo che ogni tanto, tale scrittura si "dissolve", siamo certi che, in quel momento, il testatore è in preda ad un attacco di arteriosclerosi tale che le sue facoltà di intendere e di volere sono inibite completamente.
La "distimia", cioè il disturbo mentale che comporta nel soggetto che ne è affetto momenti di entusiasmo seguiti da momenti di grave depressione morbosa, che può spingere il soggetto anche al suicidio, è proiettata nella scrittura molto "fluttuante".
La "lues cerebri" o sifilide cerebrale, è proiettata nella scrittura in cui le lettere non risultano collegate tra loro, ma ravvicinate in modo che il filetto iniziale della lettera successiva si addentra più o meno nella curva formata dal profilo terminale della lettera precedente.
La "sclerosi cerebrale luetica" è proiettata nella scrittura in cui si riscontra un tremore caratteristico e l'ondulazione dei tratti costituenti una serie di accentuate sinuosità più o meno ravvicinate, che non alterano però, sostanzialmente la forma originaria delle lettere.
Queste sono alcuni disturbi che possono infirmare totalmente le capacità di intendere e di volere del testatore e che si possono rilevare dalla scrittura.
In conclusione, oggi la psicologia della scrittura è una realtà. I contributi di tutti gli studiosi della proiezione dell'energia psichica nella scrittura sono una realtà.
Sappiamo che ad ogni disturbo corrisponde un'alterazione morfologica nella scrittura; specie quando il soggetto è particolarmente in preda ad un dato disturbo, l'accentuazione delle alterazioni morfologiche della scrittura ci segnalano la presenza del disturbo in quel momento.
Quindi, la psicologia della scrittura è il test migliore per stabilire la presenza in un dato soggetto, del disturbo psichico nell'atto dello scrivere e nel nostro caso, nell'atto di valutare una scrittura testamentaria.
"art. tratto da: Rivista Internazionale di Psicologia ed Ipnosi 1983 n°3-4 pag. 381"
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